Alcune chiare e facili indicazioni per realizzare i trattamenti invernali sugli alveari in modo rapido ed efficace
Con l’arrivo dell’inverno arriva il tempo per fare i trattamenti antivarroa agli alveari.
I trattamenti invernali sono importantissimi nel piano di lotta annuale alla varroa perché, se ben fatti, permettono di abbattere drasticamente la popolazione di questo acaro parassita, tanto da mantenere il livello di infestazione basso, o almeno tollerabile dalle api fino a primavera inoltrata.
I trattamenti invernali in genere si basano sull’uso di farmaci a base di acido ossalico che possono essere somministrati o mediante sublimazione, con appositi apparecchi, o in fase liquida, tramite una soluzione acquosa gocciolata nell’alveare.
I trattamenti fatti con farmaci in fase liquida sono in genere più semplici da fare, non necessitano di attrezzature particolari e sono molto sicuri per l’operatore.
Però per avere l’efficacia desiderata devono essere fatti in assenza completa di covata opercolata. E questa condizione, con l’aumento delle temperature medie stagionali, è sempre più difficile da ottenere, soprattutto in pianura e nelle zone vicino alla costa, anche al centro Nord Italia.
Per avere la sicurezza dell’assenza di covata opercolata al momento in cui si vuol fare il trattamento ci sono due possibilità: o confinare l’ape regina per almeno 21 giorni in modo che non possa deporre le uova, o effettuare una asportazione di covata, cioè controllare se nell’alveare è presente covata e nel caso toglierla.
Il vantaggio dell’asportazione della covata è che si può effettuare nello stesso giorno sia l’asportazione che il trattamento, ottimizzando i tempi e aprendo una sola volta gli alveari, riducendo lo stress alle api.
Si può procedere in questo modo. Si sceglie una giornata mite, con temperature intorno ai 12 gradi centigradi, possibilmente soleggiata o comunque non piovosa.
Si prepara il farmaco secondo le dosi e le modalità previste nel foglietto illustrativo, in quantità sufficiente a trattare tutti gli alveari che si vogliono trattare quel giorno.
Si prepara un coltello affilato, una fiaccola a gas e dei contenitori per riporre l’eventuale covata da asportare.
Dopodiché si va in apiario e si controlla ogni alveare, telaino per telaino. Se non è presente covata opercolata si tratta e si richiude l’alveare.
Se è presente della covata opercolata si può rimuovere tutto il telaino, se è molta, o si può tagliare la parte di favo con la covata con il coltello, avendo cura di non rompere nessuna cella e di non lasciarne nessuna sul telaino da rimettere nell’alveare. Quindi si tratta.
Poi si sterilizza il coltello con la fiaccola gas e si passa all’alveare successivo.
Non è consigliabile disopercolare la covata lasciandola da ripulire alle api. In questo modo, infatti, si danneggiano anche le larve e le pupe. E nel caso molto probabile che le larve e pupe infestate dalla varroa abbiano un’elevata carica virale trasmessa dall’acaro, c’è il rischio di un’ulteriore contaminazione dell’alveare e delle api operaie. Le api infatti ripuliranno le larve e le pupe morte usando l’apparato boccale e anche mangiando parti dei corpi morti.
La presenza di telai con dei tasselli vuoti, dovuti alla rimozione di parte del favo, non deve preoccupare, perché in primavera le api ricostruiranno le parti mancanti, anche con celle da operaia.
I favi o le parti di favo asportate potranno essere messi nella sceratrice per recuperarne la cera, o distrutti bruciandoli.
In generale in inverno, soprattutto al centro Nord, la quantità di covata opercolata è poca e questo rende da un lato il lavoro più veloce e dall’altro fa sì che il danno biologico agli alveari sia minimo.
Si ricorda che per i trattamenti è sempre obbligatorio usare farmaci registrati, nelle modalità e nelle dosi prescritte e indicate nei foglietti illustrativi.
Fonte: AgroNotizie®
Autore: Matteo Giusti