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Al Nord Italia i danni provocati dalla mosca sono sempre stati abbastanza rari. Tuttavia, a causa del temperature favorevoli, nelle ultime stagioni il monitoraggio ha segnalato un aumento esponenziale della sua presenza. È molto probabile che il continuo susseguirsi di inverni caldi porterà ad avere problemi strutturali con questo insetto

Dal punto di vista climatico il 2024 sarà ricordato per il gran caldo estivo e per le piogge torrenziali dell’autunno accompagnate a temperature sempre alte e superiori alla norma. Questo clima anomalo ha portato, fra gli altri problemi, ad un aumento esponenziale della presenza e dei danni causati da mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata) in alcune porzioni dell’Italia settentrionale.

Popolazioni più numerose

Al di sopra degli Appennini, infatti, i danni provocati dalla mosca mediterranea sono sempre stati episodici e piuttosto rari: gli ultimi attacchi di una certa rilevanza risalivano al 2016. Per questo motivo un monitoraggio sistematico con l’impiego delle apposite trappole cromotropiche innescate con trimedlure viene raramente eseguito.

Già sul finire della stagione scorsa però, chi aveva installato le trappole, ha segnalato un forte aumento delle catture e, a fine stagione, si erano avuti danni su kaki e sulle cv. tardive di melo.

Quest’anno il monitoraggio è stato molto più esteso e ha mostrato, già in piena estate, la presenza di popolazioni di mosca molto più elevate di quanto fosse lecito aspettarsi.

Ovviamente con le catture sono arrivati anche i danni che stavolta hanno avuto una maggiore estensione e non hanno interessato solo le varietà più tardive di melo e il kaki ma hanno colpito anche il pesco e in misura minore l’albicocco.

Inverni troppo caldi

Il fattore che maggiormente funge da regolatore delle popolazioni è la temperatura media minima invernale. Gli adulti, infatti, vengono decimati da inverni rigidi, con temperature medie mensili di 2 °C per 1-3 mesi.

Questo significa che, se continueranno a susseguirsi inverni caldi, è molto probabile che i problemi di mosca della frutta diventeranno strutturali anche nel nord Italia. Dal punto di vista pratico questo significa che le aziende frutticole, specialmente quelle che hanno specie e varietà diverse e a differente epoca di maturazione, dovranno rendere di routine il monitoraggio della mosca della frutta in modo da intervenire tempestivamente qualora ci fossero catture elevate.

 

La biologia

Ceratisis capitata è una specie originaria delle zone subtropicali e tropicali, ma, attualmente, è ampiamente diffusa in molte aree temperate e in Italia (soprattutto nel Centro Sud), ed è una delle avversità economicamente più rilevanti a carico della frutta estiva e degli agrumi. Nell’Italia settentrionale la mosca compie generalmente solo 3-4 generazioni e le sue popolazioni solitamente passano inosservate.

L’adulto della mosca mediterranea è lungo circa 4-6 mm ed è dotato di ali membranose che presentano delle caratteristiche macchie colore giallo ocraceo. L’addome, di colore giallo-arancio, con barrature trasversali grigio argentee, è tondeggiante e termina a punta. Le larve sono biancastre, carpofaghe ed adattate in modo specifico alla vita all’interno dei frutti.

La mosca della frutta è una specie molto polifaga che si sviluppa e nutre a carico di fruttiferi a produzione estiva ed autunnale, spostandosi da una coltura all’altra via via che i frutti maturano. Le specie più colpite sono il fico, il pesco, l’albicocco, il nespolo del Giappone, il fico d’India e gli agrumi. In genere le prime generazioni attaccano le drupacee e fra queste l’albicocco è una delle specie preferite.

Recenti sperimentazioni, infatti, hanno dimostrato che su questa coltura le femmine di C. capitata depongono un numero maggiore di uova che sulle altre drupacee. Al nord, invece, le infestazioni su albicocco sono spesso così deboli da passare inosservate e la specie fino ad oggi aveva importanza solo come focolaio di moltiplicazione della popolazione.

A fine estate la mosca si sposta sulle pomacee e, in presenza di condizioni climatiche favorevoli, può deporre sulla frutta in matura-zione soprattutto di alcune varietà di pero e melo (ad es. Pink Lady e Golden) e su kaki.

Il rischio di danno aumenta in ambienti con presenza di specie frutticole diverse, di varietà ad ampio periodo di maturazione, in vicinanza di aree urbane e con la permanenza dei frutti sulla pianta fino ad uno stadio avanzato di maturazione.

 

fonte : Terra & vita

Di Massimo Bariselli e Riccardo Bugiani