La crescita dei prezzi dei fertilizzanti inorganici è uno dei temi caldi del momento, nonostante si sia lontani dal periodo principale di utilizzo. I fattori in gioco sono molteplici, dal costo delle materie prime alle difficoltà logistiche, per questo i prezzi sono schizzati a livelli elevati e l’aumento non sembra destinato ad arrestarsi.
Abbiamo deciso di approfondire la questione parlando di numeri, delle loro cause e delle prospettive per la prossima campagna con alcuni esperti del settore. Luca Galasso, titolare di Nuova Di & Gi Srl a Desana (Vc), afferma: «l’Urea ad oggi si attesta ad 85 €/q, mentre all’ultimo utilizzo di giugno 2021 era a 40 €/q e nella campagna 2020 a 30 €/q o poco più. I concimi binari non hanno raggiunto li stessi livelli ma sono anch’essi molto più costosi (23-0-30 da 35 €/q a giugno 2021 a 73 €/q all’8 novembre ), poiché la fonte di crescita principale nei prezzi dei fertilizzanti di sintesi è la parte legata all’azoto, ossia l’urea.
L’ascesa di quest’ultima è facilmente spiegabile dall’elevato prezzo di idrocarburi di origine petrolifera, sostanze alla base del prodotto, e gas metano, utilizzato come fonte energetica per la sua sintetizzazione.
Anche il cloruro di potassio, fonte di potassio nei concimi, è cresciuto dai 28 €/q di un anno fa ai 60 €/q di oggi, tuttavia questo prodotto ha origine tramite estrazione mineraria, per questo la crescita elevata del suo prezzo, anche se più contenuta rispetto all’urea, potrebbe essere a mio modo di vedere scaturita anche da movimenti speculativi. In generale, gli aumenti sono quotidiani e non sembrano intenzionati a fermarsi in questo periodo.
Alcuni esperti del settore parlano di una continua crescita fino a marzo, con prezzi che raggiungeranno i 100 €/q probabilmente, ed una successiva contrazione, che dovrebbe portare questi prodotti ad un costo più contenuto da maggio in poi (ipotesi da convalidare dal momento che i rapporti sull’andamento dei prezzi per le materie prime arrivano fino a marzo ad oggi).
Questo per la risicoltura vuol dire che le concimazioni di pre-semina saranno veramente molto onerose e problematiche, mentre quelle di copertura, dall’accestimento in poi, saranno più abbordabili ma sempre a costi molto maggiorati rispetto alle precedenti campagne.
Per quanto riguarda i concimi ternari la crescita è leggermente più attenuata (18-9-27 siamo a 69 €/q all’ultima rilevazione), in virtù della presenza di meno N e di un ulteriore componente, ossia la fonte di fosforo, anch’essa di origine mineraria. I concimi con tecnologie di lenta cessione vedono la loro differenza rimanere costante rispetto al passato, con un sovrapprezzo di 4/5 €/q come di consueto. La crescita ha colpito anche i concimi organici, ad esempio la cornunghia è passata dai 48 €/q dello scorso ai 62 €/q di questo periodo. In questo caso il sovrapprezzo è legato principalmente ai noli di trasporto e attraccaggio, poiché un container dal Brasile, che costava 3000 € lo scorso anno, oggi richiede 12000 € per effettuare il suo viaggio.
Per i concimi pellettati di origine organica abbiamo riscontrato anche un calo nella titolazione, il titolo di N è passato dal 12% al 10% in alcuni prodotti. Ciò è avvenuto in seguito al calo nel consumo di oggettistica in pelle che ha portato le fabbriche a produrre il 70% in meno, creando meno scarti, fondamentale fonte di N nei pellettati. Questo fenomeno, insieme alla crescita di costi logistici ed energetici comune a tutte le attività in questo periodo, ha portato anche ad una crescita nei prezzi (da 30 €/q dello scorso anno ai 40 €/q di questo)». (Nelle prossime ore, nuove testimonianze!)
fonte: Ezio Bosso