Il fiore dell’olivo completa il proprio sviluppo in un arco di tempo relativamente lungo, durante il quale si susseguono diverse fasi fenologiche in cui si esplicano delicati e intimi processi biologici e morfologici.
Questi, nella loro complessità bio-chimica, sono condizionati da molteplici fattori ambientali, tra cui intensità luminosa, carenza o eccesso di poggia, variazioni termiche, ventosità, ph e salinità del suolo, agenti patogeni, ecc., verso cui ogni pianta può avere un diverso margine di tolleranza e su alcuni dei quali possiamo influire con opportune scelte/pratiche agronomico-colturali.
I processi che portano le gemme laterali di un ramo di olivo a evolversi prima in mignole, poi in fiori e successivamente in frutti, sono comunemente suddivisi nelle seguenti fasi: induzione a fiore, differenziazione anatomica, formazione della mignola e dei fiori, impollinazione del fiore, fecondazione dell’ovocellula all’interno dell’ovario, allegagione del frutticino.
Data l’incidenza dei fenomeni di induzione e differenziazione delle gemme sul processo di fruttificazione, riveste particolare importanza la comprensione di come e quando le gemme sono indotte a svilupparsi in dette direzioni, per poter regolare quei fattori che le favoriscono.
I “primordi” dell’induzione a fiore si hanno durante la formazione e la crescita del nuovo germoglio, in questa fase, in rapporto alla quantità e alla lunghezza dei germogli formati si determina il potenziale produttivo.
La produzione dell’olivo, infatti, deriva dai fiori portati dalle infiorescenze che si formano all’ascella delle foglie di germogli dell’anno precedente, anche se eccezionalmente può avvenire anche sui rami di due anni. È essenziale, quindi, che per buoni livelli produttivi le piante abbiano un’adeguata quantità di germogli lunghi e ben formati.
Per l’importanza di comprendere le dinamiche dei processi di induzione e differenziazione delle gemme, negli anni si sono susseguiti numerosi contributi di ricercatori che, per svolgere la loro attività, si sono avvalsi di mezzi di indagine come la defogliazione scalare, l’eliminazione dei frutti, l’ombreggiamento della chioma, l’analisi degli organi, la somministrazione di sostanze ormonali e nutritive, attuandoli nelle varie fasi del ciclo di fruttificazione.
I risultati delle indagini convergono in linea di massima a sostegno della teoria secondo la quale, intorno al mese di luglio prima della pausa estiva, una serie di fattori ambientali e nutrizionali andrebbero ad esercitare nella gemma una prima influenza verso la forma riproduttiva (pre-induzione fiorale) e nei mesi autunnali sarebbe necessaria un’ulteriore conferma, alla quale contribuirebbero fattori ambientali ed endogeni (nutrizione e ormoni) e a cui, in un periodo compreso fra novembre e febbraio ed anche oltre (frutto anche del raggiunto accumulo in ore di freddo) secondo le zone e secondo le cultivar, farebbe seguito la differenziazione anatomica delle gemme, data appunto da quei processi attraverso i quali, la gemma inizialmente vegetativa si trasforma a conclusione del processo in gemma a fiore contenente i primordi fiorali, da cui si svilupperà al momento della schiusura la mignola.
Questa teoria, tuttavia, in parte soccombe al fatto che, nella fascia settentrionale del Mediterraneo, anche le gemme laterali formate a ottobre inizi di novembre spesso si evolvono in mignole. Inoltre, nelle diverse zone della chioma esistono gemme laterali che, dopo la loro formazione, possono evolversi in maniera differenziata.
Una parte delle gemme rimane inattiva fino ai mesi invernali, dopodiché riprende a crescere avanzando lo stadio di sviluppo per formare la mignola, mentre l’altra sin dall’inizio incomincia a svilupparsi formando tre nodi, poi si ferma e riprende eventualmente la crescita solo nella primavera seguente.
I ricercatori notano che i rami con le gemme rimaste inattive fino alla ripresa vegetativa presentano una maggiore quantità di mignole rispetto a quelli che avevano già iniziato a svilupparsi. Si può quindi ipotizzare che, probabilmente, la pianta cerca di organizzare l’evoluzione delle gemme nelle diverse zone in base alle possibilità e ai suoi equilibri.
Come è noto l’olivo è una specie che tendenzialmente produce ad anni alterni, tant’è che ad annate con abbondante fruttificazione e scarsa attività vegetativa (foto 11), detta annata di carica, alterna annate con scarsa fruttificazione e un eccesso di vegetazione, detta annata di scarica.
Le cause di questo andamento risiedono principalmente nella notevole richiesta di risorse del carico dei frutti, nella sfera genetica (cultivar) e in quella fisiologica, quest’ultima dipendente oltre che dall’età delle piante, dalle condizioni ambientali (clima) e colturali (nutrizione). Si ritiene che in natura siano le fluttuazioni delle riserve energetiche nella pianta a impedire alla stessa di provvedere simultaneamente all’accrescimento vegetativo e alla differenziazione delle gemme; in ambito di coltivazione sono spesso gli andamenti climatici e le tecniche colturali ad accentuare o attenuare detta spiacevole alternanza produttiva.
Se gli andamenti climatici hanno un loro corso, le tecniche colturali possono essere modellate al meglio per contenere opportunamente queste variazioni di produzione tra gli anni.
Sono funzionali allo scopo: 1) la potatura invernale di produzione, in termini di epoca, intensità e turno di potatura, che se corretti aiutano a trovare un giusto equilibrio fra vigoria vegetativa e attività produttiva; 2) la potatura estiva, che stimola l’accrescimento vegetativo e quindi il numero dei siti di produzione; 3) la concimazione; 4) l’irrigazione; 5) la difesa fitosanitaria; 6) la gestione del suolo; 7) nonché la raccolta, che se eseguita tardivamente comporta un maggiore e deleterio spreco di risorse.
Queste pratiche, nella loro sapiente applicazione, singola e/o integrata, possono consentire il mantenimento di adeguati e costanti livelli di sostanze nutrizionali, che permettano di soddisfare sia le esigenze di ordine produttivo, sia quelle di natura vegetativa.
In chiusura merita ricordare che su piante molto vigorose, tendenti a privilegiare l’attività vegetativa, l’esecuzione di potature precoci e di consistenti concimazioni azotate riducono la già ridotta induzione fiorale, e possono comportare anomalie nella formazione del fiore (aborto dell’ovario foto , per i loro effetti sulla vigoria.
tratto dalla pagina Facebook di Filippo Cecchelli